Il teatro come strumento di formazione umana nello sviluppo della creatività e della crescita personale

i Gaetano Oliva, Facoltà di Scienze della Formazione. Dipartimento di Italianistica e Comparatistica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Teatro e formazione umana
Il teatro non deve essere considerato fine a se stesso, ma deve realizzare un’attività che ha uno scopo educativo di formazione umana e d’orientamento: supportare la persona nella presa di coscienza della propria individualità e nella riscoperta del bisogno di esprimersi di là delle forme stereotipate, credendo incondizionatamente nelle potenzialità di ogni individuo. Allena gli individui ad affrontare con maggior sicurezza il reale, li aiuta a comprendere la difficile realtà sociale in cui vivono e li sostiene nel loro lavoro di crescita.
Il teatro può aiutare a riscoprire il piacere di agire e di sperimentare forme diverse di comunicazione, favorendo una crescita integrata di tutti i livelli della personalità. In questo senso è uno strumento educativo in grado di restituire una centralità all’essere umano in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, nell’ottica di un nuovo umanesimo in cui, se non è più possibile fare riferimento a valori assoluti e ideologie, è comunque auspicabile un’unità delle conoscenze e delle esperienze intorno alla figura umana. Il teatro può ridare dignità all’uomo valorizzandolo e permettendogli di attuare tutte le sue potenzialità nell’ottica di un’unità e un’inscindibilità tra corpo e anima. Porsi nell’ottica di un nuovo umanesimo che, se pure non può dare una risposta alle domande ultime, può comunque offrire alla persona un percorso di crescita e di sviluppo completi, al fine di educare persone che siano soggetti sociali attivi, in grado di guidare il cambiamento e di non farsene travolgere.

La creatività e la personalità

L’interesse riguardante la creatività non è un fenomeno recente, ma solo negli ultimi decenni si sta sviluppando una vasta attività di ricerca su tale argomento. Questo interesse è nato come reazione alla tradizionale valutazione dell’intelligenza attraverso i test mentali; dagli studi compiuti si può affermare, infatti, che una persona anche molto intelligente può non essere creativa, mentre può esserlo una che pur non possiede grandi doti naturali.
La creatività è un aspetto potenziale della personalità che ognuno possiede fin dalla nascita: la sua realizzazione dipende in gran parte dall’opportunità che l’ambiente offre all’individuo. Creativo non è solo chi prospetta o produce qualcosa di nuovo che possa essere impiegato in modo diverso rispetto a quello abituale, ma anche chi trova una nuova interpretazione e organizzazione dei dati già elaborati. In questi termini parlare di creatività equivale a prender coscienza che 1a capacità di essere originale e l’inventiva non sono elementi attribuibili soltanto all’artista o allo scienziato, ma sono proprietà di chiunque pensi e agisce. Per alcuni è creativo anche chi è disponibile, aperto e libero di gestire il proprio rapporto emotivo e interpretativo con la realtà in cui vive. Si può dire che la creatività è una delle principali caratteristiche della mente umana e il suo sviluppo può dare contributi, non solo al progresso scientifico, ma anche alla società in genere. Dunque, la forza del pensiero creativo consiste nel cercare nuove vie e nuovi modi di interpretare la realtà: nuove ipotesi e nuovi modelli conoscitivi. L’individuo creativo non accetta idee pregiudiziali ma cerca, anche sbagliando, di pensare con la propria testa, convinto di trovare scelte possibili e nuove combinazioni a problemi già risolti o senza risoluzione.

Il soggetto creativo

Il crescente interesse che si è sviluppato nei confronti della creatività, è da rintracciare in due fenomeni caratteristici degli inizi del Novecento.
In primo luogo ha un effetto determinante il mutato interesse dei sistemi educativi verso il soggetto che apprende: la pedagogia inizia a porsi l’interrogativo di come affrontare i problemi legati all’educazione della persona considerata nella sua specificità, come essere avente una propria dignità e un’individualità che deve essere rispettata; l’educazione si pone il fine di favorire lo sviluppo autonomo della personalità in tutte le sue sfaccettature e particolarità. L’interesse per il ruolo attivo del soggetto è legato al discorso inerente al processo creativo, inteso come passaggio dallo stato potenziale a quello attuale e come ricerca di soluzioni che sono nell’ambito del possibile e dell’indeterminato.
Contemporaneamente si assiste al crescente impiego delle macchine che, rendendo automatico il lavoro permettono all’uomo di trovare più momenti da dedicare ai propri interessi. Accanto a ciò, in quest’epoca tecnologica caratterizzata da continue e profonde trasformazioni, emerge decisamente la necessità di favorire l’attività ideativa della persona attraverso lo sviluppo di tutte le potenzialità umane e l’incremento della capacità degli individui di essere flessibili, in modo da adattarsi ai rapidi cambiamenti in atto. Ognuno è chiamato a far fronte ai problemi posti dalla società contemporanea con soluzioni innovative e adeguate, ma, per realizzare tale intento, deve essere disponibile ad accettare i nuovi stimoli mostrando grande apertura verso i molteplici oggetti di esperienza che ha a disposizione, adattando ciò che fa alle proprie esigenze e tentando di rivalutare la propria immagine di essere originale.
Nonostante questi stimoli, una definizione del concetto di creatività piuttosto recente la descrive come fluidità, rapidità di ideazione, novità nel risolvere i problemi, flessibilità della mente nel riorganizzare e definire i concetti. Gli studi che si sono succeduti in questo campo si sono mossi in diverse direzioni, non producendo una soluzione comune, ma, nonostante questo, concordano su un’idea fondamentale, che afferma il rifiuto della concezione per cui la persona creativa possiede doti particolari che gli individui comuni non hanno. La convinzione condivisa è che ci si può aspettare atti creativi, senza tener conto della loro importanza e della loro frequenza, da tutti gli esseri umani. Grazie all’ampiezza di questa visione anche gli individui con meno risorse ed anche i portatori di handicap guadagnano l’opportunità di essere considerati persone creative, perché soggetti che comunque possono realizzare idee innovatrici.
L’etimologia della parola creatività è da ricercare nel termine keré, di origine indoeuropea, che significa crescere: in questo senso l’atto creativo permette una crescita che non può essere prerogativa solo di alcuni.
L’atteggiamento creativo è una modalità privilegiata per realizzare se stessi in quanto implica la fiducia nella possibilità di rinnovarsi, l’accettazione del proprio essere ritenuto in grado di progettare e realizzare prodotti e l’aspirazione a migliorasi per soddisfare le proprie esigenze.
Si può identificare la creatività umana come una dimensione dell’essere avente la continua possibilità di dar vita ad un cambiamento e come una spinta naturale che ognuno sente verso l’autorealizzazione. Essa emerge principalmente in situazioni ricche di stimoli che inducono alle azioni e idonee a sviluppare il più possibile le potenzialità individuali: l’atto creativo, infatti, è provocato sempre dall’incontro tra uno stimolo proveniente dall’esterno ed un proprio stato di coscienza. Attraverso la creatività, il soggetto fa fronte in modo personale alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente e si adatta a esso modificandolo secondo le sue necessità. La creatività presuppone un modo costruttivo di porsi di fronte alla realtà e la capacità di accogliere l’esperienza per poi rompere gli schemi intervenendo sulla realtà.
Il senso del creare rimanda alla capacità produttiva, ad un’attività che genera dal nulla, ma anche, come si è accennato in precedenza, ad un’elaborazione originale di elementi già esistenti, per conferirvi il carattere della novità e dell’unicità; con la creatività sono recuperate nella memoria le varie esperienze cumulate, combinate tra loro e utilizzate in modo coerente alla situazione.
Il teatro in questo senso diventa un utile strumento e un possibile luogo di sperimentazione. Infatti, rifacendosi soprattutto all’interpretazione di Stanislavskij dell’identificazione emotiva dell’attore con il personaggio, un ruolo fondamentale è giocato dalla memoria emotiva, cioè dalla facoltà che permette all’attore di recuperare dal proprio passato, sensazioni ed emozioni; le immagini evocate sono combinate per consentire l’emergere dei sentimenti che servono a creare lo stato d’animo del personaggio. In seguito, durante la rappresentazione, l’attore dovrà rinnovare continuamente la propria linea di azioni e rielaborare il proprio modo di agire in base alla situazione contingente, tenendo però fisso il suo riferimento al ricordo. La situazione teatrale in quest’accezione diventa un pretesto in cui riflettere sulla propria esperienza e, partendo da essa, generare qualcosa di nuovo e unico: nuovo perché reinterpreta e ridefinisce elementi del passato e unico perché fa riferimento a qualcosa di soggettivo e personale.
Nella creatività entrano a far parte aspetti legati alla fantasia e all’immaginazione, cioè atteggiamenti che emergono, quando si verifica il bisogno di creare elementi nuovi partendo da dati vecchi e di rappresentare l’invisibile col visibile. L’attività mentale dell’immaginazione, associata alla fantasia, si definisce nel produrre, riprodurre e combinare immagini anche in assenza di oggetti percepiti. Se si pensa all’atto creativo, viene in mente l’individuo che crea, immagina una realtà, più o meno esistente che intuisce un problema, impostandolo e risolvendolo in modo diverso, o ancora che inventa qualcosa di totalmente nuovo. Immaginare è la raffigurazione mentale di qualcosa che sta al di fuori dell’esperienza e che può essere possibile o impossibile: ad esempio si può immaginare cosa dirà il capufficio, che non si conosce, all’impiegato non puntuale e Calvino può immaginare il suo “cavaliere inesistente”. È da sottolineare però che l’immaginazione parte sempre da dati reali quali il dirigente, le frasi che dice, il cavaliere, e implica necessariamente che si vada oltre le informazioni che si possiedono. Se da un lato intuire significa arrivare alla soluzione o a diverse soluzioni senza fare uso dell’algoritmo opportuno, cioè di quella sequenza logica di operazioni che porterebbe alla soluzione prevedibile, dall’altro inventare significa trovare qualcosa di nuovo; la produzione di idee originali è tipica dell’atto creativo.
Il teatro svolge in questa direzione una funzione importante, in quanto ad esempio la creazione della situazione in cui vive il personaggio richiede un intenso lavoro di fantasia: l’attore, per diventare il proprio personaggio, deve riuscire ad entrare nelle circostanze in cui esso vive e deve immaginare che appartengano a sé. Insieme a questa caratteristica, il teatro, in particolare quello realizzato in chiave educativa, spinge il soggetto a compiere esperienze in prima persona trovando soluzioni proprie ai problemi della recitazione e ricercando tecniche che consentono di personalizzare il proprio lavoro. L’intento perseguito dal laboratorio teatrale in cui si concretizza un progetto di educazione alla teatralità non è dunque quello di trasmettere un sapere, ma quello di portare il soggetto a formarsi attraverso l’esperienza pratica e la scoperta che ne consegue. Si può mettere la creatività in rapporto con il percepire di ciascuno, con gli stimoli sensoriali che si sperimentano nell’agire, con ciò che il movimento permettere di conoscere.
Poiché un processo creativo non avviene in un vuoto spazio-temporale, è necessario notare che un considerevole ruolo è giocato dal contesto organizzativo nel quale il soggetto agisce in relazione agli stimoli proposti.
La creatività non può prescindere dall’incontro tra la persona e l’ambiente e dipende in modo decisivo dalla presa di coscienza che essa ha della propria realtà interiore, di quella esteriore e del loro rapporto: da questo deriva l’apertura nei confronti dell’esperienza e la possibilità di comprenderla e di padroneggiarla, per poi operare cambiamenti. Un ambiente ricco di stimoli è determinante per favorire la produzione del nuovo, in quanto la creatività coinvolge tutti gli aspetti della personalità, compresa la sfera affettiva. L’individuo creativo è spinto da una curiosità positiva verso la realtà che non conosce e dal desiderio di indagare per scoprire schemi alternativi a quelli esistenti. Egli mostra interesse per le attività che svolge e le riveste di un’intensa carica affettiva: esprime se stesso in ciò che compie personalizzando il proprio lavoro.
Nonostante tutte queste caratteristiche inducano a pensare ad un soggetto autonomo, è sbagliato credere che il processo creativo sia indipendente dalla relazione. Infatti, anche se la creatività è sempre stata analizzata dal punto di vista individuale, in realtà è opportuno sottolineare che anche la creatività individuale è un’esperienza di gruppo, sia perché il contesto in cui si vive è fatto da relazioni, sia perché ogni attività non può non essere influenzata dagli altri: il potenziale creativo del soggetto è attivato nell’interazione.
Per poter definire le caratteristiche proprie della persona creativa si può fare riferimento ad alcuni tratti principali che sono andati delineandosi fino a questo momento:
- la creatività è l’atto di un uomo integrale, che concentra in un unico sforzo le proprie energie fisiche ed intellettuali;
- la persona creativa e dotata di originalità e di spinta innovativa possiede la capacità di differenziarsi dall’esistente e l’aspirazione di giungere al nuovo;
- nell’individuo dotato di creatività è presente un’immaginazione costruttiva e si presuppone uno sviluppo della fantasia che non rimane chiusa in se stessa, ma si manifesta in situazioni concrete.
- per creare è necessario capire. Il soggetto creativo ha sviluppato la capacità di vedere, sentire e controllare quanto lo circonda; è una persona aperta nei confronti dell’esperienza, disponibile a ricercare e attenta nel percepire gli stimoli che possono motivare la spinta generatrice della ricerca e dell’azione. La conoscenza del contesto costituisce il fondamento per  arrivare al controllo delle risorse esterne (tecniche, materiali) che rendono effettivamente possibile l’atto creativo. Accanto a ciò si situa la presa di coscienza delle proprie risorse interne e quindi delle proprie capacità, la consapevolezza del suo modo di procedere e la padronanza delle sue energie. Il processo creativo è caratterizzato da rigore ed impegno, non da superficialità improduttiva: creativo è colui che conosce se stesso e le sue possibilità, che ha svolto un’autoriflessione ed è in grado di incanalare le proprie forze.
Attraverso l’essere creativi si scopre il nucleo del proprio sé e lo si indaga; l’esperienza del fare teatro, richiedendo questa analisi, diventa un modo per facilitare la conquista della propria identità.

Educare alla creatività

La capacità del pensiero creativo non si sviluppa in modo uniforme, come si potrebbe pensare, ma, secondo le ricerche compiute, esistono dei momenti di stasi produttive o cadute del flusso creativo che coincidono con l’inizio di nuove forme di scolarità.
Vi è una caduta del pensiero creativo perché la scuola, proprio per la sua struttura organizzativa, favorisce un tipo di pensiero articolato, organizzato, strutturato secondo regole, norme e leggi (motorie, percettive, linguistiche, di pensiero). Paradossalmente favorire la creatività in ciascun individuo diventa un obiettivo dell’educazione, ma perchè non sia restrittiva e la didattica non sia basata sulla mera imitazione è necessario incoraggiare i ragazzi ad apprezzare il proprio pensiero raccogliendo tutto il bagaglio di esperienze senza reprimere o escludere alcune di queste; allargando il loro campo di esperienze attraverso la diretta manipolazione dei materiali e l’utilizzo di forme espressive (teatro, danza, musica); favorendo e sollecitando la formulazione d’idee e forme espressive nuove; infine non offrendo le conoscenze da apprendere come qualcosa già confezionato e pronto all’uso, ma incoraggiando la ricerca come metodo, inteso come atteggiamento critico-scientifico sempre motivato dal dubbio o da un problema da risolvere.
Dal punto di vista dell’organizzazione didattica la pedagogia della creatività richiede la necessità da parte degli insegnanti di procedere con metodologie unificate ed un accordo per stimolare e personalizzare l’interesse, socializzare le motivazioni, utilizzare ogni mezzo per meglio conoscere l’allievo, recuperare il gioco drammatico e il teatro come «divertimento dell’intelligenza». Promuovere la creatività negli altri significa promuovere la loro liberazione. Non si tratta solo di un problema scolastico: liberare l’altro o pietrificarlo comporta scelte precise in tutti i campi nei quali si lavora o si vive. In questo senso è necessaria una disposizione a valorizzare tutti i linguaggi affinché l’allievo possa esprimersi compiutamente. Il linguaggio del comportamento è molto importante: il recupero della voce e del corpo serve non solo per arricchire la comunicazione, quanto per superare certi blocchi che si formano a livello verbale e concettuale, derivati da difficoltà d’ordine motorio e psichico.
Nonostante l’interesse scientifico per l’educabilità del soggetto creativo si sia concretizzato in studi attualmente insufficienti, si ritiene che sia indispensabile sviluppare un’educazione alla creatività in quanto, pur essendo supposta come componente funzionale dell’individuo, spesso essa rimane celata o addirittura schiacciata dall’uso prevalente di funzioni ripetitive. Nel metodo di insegnamento tradizionale non è dato il giusto riconoscimento all’apporto individuale con il rischio di fossilizzare la spinta creativa a favore di comportamenti standardizzati. Il comportamento creativo è spesso scoraggiato e considerato come una fonte di disturbo per il flusso normale della relazione e dello svolgimento del compito. La capacità creativa di un individuo è spesso repressa dall’educazione che riceve, tanto che spesso egli non è più in grado di riconoscere le sue potenzialità tanto meno di esplicitarle. L’educazione alla creatività, all’opposto, prende in considerazione l’uomo in quanto persona, avente una propria individualità, e si pone come fine lo stimolo del soggetto ad essere sempre nuovo e non classificabile entro schemi fissi. Si può affermare in primo luogo che questo tipo di educazione fa riferimento ai concetti di dinamismo e originalità. Tendere alla creatività assume il senso di abituare l’uomo a vivere in contesti che sono in continua evoluzione, in modo che diventi in grado di elaborare modi di agire che tengano conto della imprevedibilità degli eventi.
Alla base dell’educazione alla creatività c’è la fiducia nella persona, vista come capace di assumere su di sé la responsabilità del proprio agire portato avanti in modo dinamico. Educare alla creatività significa fondamentalmente l’educazione del soggetto in termini di integralità e armonia. All’individuo deve essere offerta la possibilità di affermare la propria individualità tramite il ricorso ad una molteplicità di linguaggi sia di tipo verbale che non verbale.

Il ruolo dell’insegnante

Tra le strategie che permettono lo sviluppo della creatività, all’interno della scuola di ogni ordine e grado, un ruolo primario è rivestito dal comportamento dell’insegnante. Il suo compito è di fare in modo che attraverso le diverse attività, e in particolare mediante un laboratorio teatrale, emerga nella personalità almeno una parte della forza creativa che porta alla realizzazione di opere nuove e originali. Per fare questo l’insegnante deve innanzitutto rendersi conto che non esistono individui che non hanno capacità, ma che è necessario considerare ciò che di meglio l’uomo già possiede e partire da lì per intraprendere il cammino volto a sviluppare la creatività. Alla persona va data la possibilità di scoprire e rendere attuali le sue capacità in modo che sia utile a se stesso, guadagnando in autostima, e agli altri, rendendoli partecipi di questa ricchezza. Ciò che l’insegnante deve evitare è la pretesa di uniformare l’allievo a determinati standard di prestazioni.
Il punto di partenza in questo processo è la conoscenza dell’allievo e la disponibilità ad accogliere quanto da lui proviene, in vista di una sua valorizzazione. Favorire e coltivare l’identità della persona è il prerequisito per consentirle di raggiungere indipendenza di giudizio e capacità di scelta. È da incentivare l’emergere di una varietà di punti di vista, senza bocciare nessuno con giudizi negativi che frenano il manifestarsi delle particolarità individuali. L’insegnante che mira, a favorire la creatività deve astenersi dall’esprimere valutazioni; questo non significa che non debba correggere, ma è importante che, quando lo fa, punti l’attenzione sul compito e non colpisca la persona, e sia sempre pronto a ridarle fiducia. Un insegnamento efficace offre una guida sempre presente, sostegno nei casi di crisi, entusiasmo nell’affrontare il compito di ricerca insieme agli allievi e positività nel giudicare.
La prima cosa da modificare è quel tipo di rapporto educativo nel quale domina la tendenza alla passività, all’accettazione logica del sistema. Un clima favorevole allo sviluppo della creatività è elastico, privo di limitazioni alla libertà di scegliere e di esplorare, promuove l’esperienza attiva. Sono pertanto da incrementate l’autonomia e il senso di responsabilità intese come percorso che, parte dal desiderio di conoscere e rendersi conto, per arrivare alla formulazione di un pensiero indipendente e critico che determina la capacità di scegliere e di decidere.
Bisogna precisare che nessun individuo creativo può fare a meno di esperienze e di fatti: non si inventa nulla nel vuoto. Il contesto educativo, ed in particolare l’insegnante ha il compito di porre le domande che portano l’allievo a risposte libere e originali e deve fornire la conoscenza delle tecniche espressive alle quali rifarsi per dar vita e sostanza alle proprie creazioni. Le soluzioni creative fioriscono maggiormente quanto più l’argomento è posseduto. È importante anche generare interesse nel soggetto verso l’attività, in modo che sia invogliato a parteciparvi e sia motivato, in un secondo tempo, a sperimentarsi in prima persona. Le possibilità per stimolare la sperimentazione sono numerose, basti pensare all’osservare, al disegnare, al modellare, al giocare e alla drammatizzazione; tutte attività che permettono di interagire con la realtà esterna (le persone o gli oggetti) e affinano la percezione dei sensi (prestare attenzione a ciò che si vede, si sente o si tocca). In particolare il teatro risulta uno strumento idoneo a sollecitare la comunicazione, in quanto da un lato richiede la disponibilità ad interagire e la sperimentazione diretta, dall’altro implica una risposta concreta e un impiego di energie. Inoltre la drammatizzazione, privilegiando la finzione e il “come se” stimola la curiosità e il distacco dai dati per trovare analogie e produrre attivamente secondo una dimensione fantastica.
Gli obiettivi che un insegnante deve perseguire quando si dedica alla realizzazione di un progetto di educazione alla creatività sono essenzialmente:
- fare in modo che l’allievo acquisisca fiducia in se stesso e un atteggiamento favorevole verso il proprio corpo (accettare e comprendere le proprie emozioni per poterle esprimere  liberamente) ;
- favorire nell’allievo l’apertura al cambiamento e l’accettazione delle novità;
- stimolare nell’allievo il desiderio di manifestare la propria originalità (rendendo la propria risposta personale) e di collaborare con gli altri.
Per realizzare tali obiettivi gli insegnanti possono avvalersi dei seguenti consigli pratici, desunti dai risultati delle ricerche, per promuovere la creatività da considerare come dei principi guida:
- spiegare il valore del pensiero creativo;
- sensibilizzare agli stimoli ambientali;
- sviluppare un clima creativo;
- insegnare all’allievo a valutare il proprio pensiero creativo, a sviluppare la critica costruttiva e a illustrare lo svolgimento del processo creativo;
- incoraggiare e apprezzare l’apprendimento spontaneo e a provocare la necessità di pensare creativamente;
- mettere a disposizione mezzi per elaborare idee nuove e incoraggiare l’abitudine a elaborare le idee fino in fondo.
La necessità di un’educazione alla creatività dipende dunque in modo determinante dalla personalità dell’insegnante e dalla sua formazione che, se effettuata con entusiasmo e flessibilità, può condurre ad importanti obiettivi inerenti allo sviluppo del soggetto e può diventare anche un modo di canalizzare le energie e le tensioni del soggetto in una direzione positiva.

Educazione al teatro in un progetto educativo d’insieme

Poiché si è riscontrata una reale valenza pedagogica all’esperienza teatrale, appare necessario trovare per essa una posizione appropriata che la possa integrare alle attività didattiche tradizionali. Questo implica la necessità di ricondurre il teatro a un progetto educativo con i più larghi e vari riferimenti così che non occorra né un’assolutizzazione del teatro, né un’assolutizzazione di un particolare stile teatrale.
Per questa via la pedagogia non crea interferenze, non pone limitazioni arbitrarie, ma assume un atteggiamento di apertura nei confronti delle realtà teatrali, contribuisce a scindere ed a analizzare le componenti tecniche e stilistiche di queste realtà, ma trae le conseguenze del fatto che il teatro non può essere per gli studenti ciò che è per il drammaturgo, il regista, lo scenografo, l’attore.
Ciò accade perché la scuola è consapevole che l’esperienza teatrale non rimane e non deve rimanere la sola attività, ma deve integrarsi con altre attività quali il cinema, la musica, le arti figurative, la poesia, la letteratura, le scienze ed, in particolare, l’aspetto che deve essere tenuto in maggior considerazione è costituito dal fatto che ogni allievo è inserito in una sua quotidianità in cui s’incontrano problemi, si prendono decisioni, si provano dolori, si è attratti da ideali che esaltano e assaliti da delusioni che deprimono. L’educazione deve guardare all’insieme, un insieme ricco ma anche traumatizzante, vario ma anche contraddittorio.
Si auspica quindi che l’educazione alla teatralità viva anche dei rapporti con altre esperienze i cui risultati possono dare vantaggio anche ai modi d’incontrare il teatro, dal momento che il teatro, se sperimentato attivamente, attira a sé, ma spinge contemporaneamente verso il mondo; ciò attesta che, a certe condizioni, la convenzione o la finzione teatrale non è chiusa in se stessa, ma ha il compito di mediare ampliamenti di esperienza.

Il laboratorio teatrale: una metodologia

Le tappe attraverso cui l’educazione teatrale aiuta la persona a realizzarsi come individuo e come soggetto sociale vanno dalla ricerca di un equilibrio individuale, alla costituzione di una soggettività sociale attraverso lo scambio culturale, alla capacità di agire progettualmente guidati da un fine.
Lo spazio formativo che permette la realizzazione di un tale percorso è quello laboratoriale; esso genera la condizione di fiducia necessaria ad una disponibilità relazionale e pone l’attenzione su un piccolo gruppo. L’intervento è teso allo sviluppo delle capacità creative e della socializzazione attraverso un itinerario basato su esercizi di comunicazione verbale e non verbale che permettono: la presa di coscienza di sé come unità psicofisica in relazione con gli altri, lo sviluppo della creatività, della capacità critica e di partecipazione affettiva nella modificazione della realtà, l’accostamento del giovane al quotidiano come luogo in cui si dispiega a poco a poco il senso della sua vita.
Essendo più centrato sul processo che sul prodotto, l’attenzione è focalizzata sul modo in cui si svolgono le attività: non conta che l’evento teatrale sia formalmente preciso, importa che coloro che lo realizzano possano esprimersi nel farlo. Lo spettacolo è l’esito finale di un percorso che hanno compiuto non solo gli attori, ma tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione dello stesso. La riuscita è determinata dal cammino di crescita che si dovrebbe essere verificato in ogni membro del gruppo.
In un tale processo il conduttore del laboratorio ha una fondamentale funzione di stimolo affinché i soggetti determinino consapevolmente il processo produttivo e relazionale. Deve possedere la capacità di accogliere e dare fiducia a ciascun membro del gruppo attraverso una comunicazione autentica, volta alla trasmissione di contenuti e di valori; la qualità dell’intervento è data non solo dai contenuti ma anche dalla relazione umana. L’insegnante-attore deve possedere una profonda coscienza critica per capire i problemi dei vari membri e impostare una consapevole risposta educativa. Deve avere creatività, per individuare strumenti sempre nuovi e interventi educativi originali; flessibilità intellettiva e affettiva per modificare gli interventi in base alle esigenze del gruppo; stile associativo incentrato sulla relazione; competenze metodologiche; maturità per sapersi mettere in discussione; attitudine all’ascolto e all’adattamento.
La formazione

La formazione dell’insegnante deve avvenire a diversi livelli: tecnico, per possedere le conoscenze teorico-pratiche necessarie ad adempiere la sua funzione; personale, e relazionale. Ma al centro deve esserci la relazione: la capacità di accogliere ogni persona incondizionatamente, di cogliere la profonda originalità che ogni individuo mette in gioco, di favorire interazione tra i membri del gruppo e di spingere quest’ultimo a prendere decisioni tramite un accordo fra i membri che sia frutto di un atteggiamento cooperativo. Inoltre deve possedere la “materia”: conoscere le teorie teatrali e la storia del teatro.
Solo spronando le persone a vivere e lavorare insieme, attraverso interventi ricchi di stimoli che favoriscano il processo di creatività e culturale, la funzione del conduttore del laboratorio sarà adempiuta efficacemente.

Il programma di formazione

Il programma di formazione dell’attore-educatore è da vedere in una prospettiva di continuo arricchimento e direttamente calato nella realtà in cui egli stesso opera; così facendo egli mette alla prova le sue competenze e ricerca i modi più idonei per conciliarle.
La scelta di servirsi del teatro come strumento educativo comporta come conseguenza il dover ricercare un approccio pedagogico e didattico diverso dai modelli tradizionali, che estenda la sua analisi per trovare i punti di collegamento che permettano di unire l’arte teatrale e la pedagogia. Innanzitutto l’insegnante che si serve del teatro, nel porsi gli obiettivi di acquisizione di conoscenze, deve rendersi conto che questo bagaglio di conoscenze può essere raggiunto soltanto tramite il ricorso a tecniche e processi che si fondano sulla pratica poiché l’arte drammatica si fonda sul “fare” e questa sua caratteristica persiste in qualunque ambito essa sia utilizzata. L’insegnante deve saper progettare uno spazio in cui gli allievi possano acquisire concretamente, quegli elementi di conoscenza posti come obiettivi; in secondo luogo deve avere la consapevolezza che l’arte drammatica non può rimanere chiusa dentro se stessa, ma deve interagire con una molteplicità di linguaggi specifici quali la musica, la danza, il mimo, la letteratura, la pittura, ecc., che ampliano il suo campo di azione e la arricchiscono. Per lavorare con il teatro l’insegnante deve abbandonare un’ottica chiusa e settorializzata per aprirsi ai vari contenuti che possono venire da altri ambiti di conoscenza. Il teatro è un’arte viva e dinamica che per diventare risorsa educativa richiede un’impostazione flessibile e il riconoscimento dell’importanza pedagogica del suo aspetto ludico come fonte di apprendimento. Le competenze pedagogiche sono fondamentali per definire anche nell’ambito teatrale i principi e le regole da seguire per guidare l’allievo verso un livello di conoscenza adatto a lui e funzionale nell’ottimizzare le sue risorse.
Infatti, non tutti quelli che sono esperti nell’arte teatrale sono in grado di guidare necessariamente in maniera corretta chi partecipa a un laboratorio, perché, dove prevale il desiderio di ottenere un prodotto valido esclusivamente dal punto di vista dei criteri estetici, viene a mancare la funzione educativa.
L’attore-educatore che conduce il laboratorio teatrale deve porsi di fronte a chi apprende come una guida, ma non come una figura direttiva che sacrifica l’aspetto ludico per imporre un proprio schema interpretativo. Egli deve essere chi conduce gli allievi al recupero di facoltà che già possiedono, alla valorizzazione delle forze già in atto in ciascun soggetto, cercando di contrastare il loro inaridimento.
L’insegnante che assume il ruolo di attore-educatore deve essere disposto a rinunciare al suo protagonismo, che vincola gli allievi alla funzione di spettatori; il teatro, in una realtà di tipo educativo e in particolare nella scuola, si realizza essenzialmente nel momento in cui ad ogni soggetto è data la possibilità di diventare attore, mettendo in moto quelle che sono le sue capacità espressive. Il conduttore dell’attività teatrale deve mettere in primo piano gli allievi, deve ascoltarli, deve riconoscerne le risorse. Sarebbe importante riprendere in considerazione il senso della formalizzazione della conoscenza ed entrare nell’ottica di una forma di educazione più aperta e flessibile. Si tratta di accettare il rischio del cambiamento e di mettersi nella prospettiva della scoperta e del possibile. Il teatro proprio nella sua specificità di aprire orizzonti fantastici in cui agire, implica la necessità dell’apertura all’imprevisto, al gioco, al dialogo creativo.

Bibliografia

GAETANO OLIVA, Il laboratorio teatrale, Milano, LED, 1999
GAETANO OLIVA, Il teatro nella scuola, Milano, LED, 1999
GAETANO OLIVA, Una didattica per il teatro attraverso un modello: la narrazione, Padova, CEDAM, 2000.
SERENA PILOTTO, La drammaturgia nel teatro della scuola, Milano, LED, 2004
GAETANO OLIVA, L’Educazione alla Teatralità: il gioco Drammatico, Arona, Editore XY.IT, 2010.
ENRICO MAURO SALATI, CRISTIANO ZAPPA, La pedagogia della maschera: Educazione alla Teatralità nella scuola, Arona, Editore XY.IT, 2011.
GAETANO OLIVA, SERENA PILOTTO, La scrittura teatrale nel Novecento. Il testo drammatico e il laboratorio di scrittura creativa, Arona, Editore XY. IT, 2013.

(Tratto da: Gaetano Oliva, Il teatro come strumento di formazione umana nello sviluppo della creatività e della crescita personale, in Scienze e Ricerche n. 10, 1° agosto 2015, pp. 15-21)

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